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G- RUOLO DELLA COMUNICAZIONE E DEGLI SCAMBI



Il tessuto connettivo, e tramite questo la sostanza fondamentale, sono in contatto contiguo con gli elementi cellulari del corpo. Il sistema vascolare, come quello linfatico e nervoso, si fermano al livello della sostanza fondamentale, e non si prolunga al di là nella cellula. Tutti i diversi sistemi portano alla sostanza gli elementi nutritivi e le informazioni periferiche e ne ripartono con i prodotti di scarto del metabolismo e le informazioni provenienti dalle cellule. Queste cellule sono bagnate dal liquido extra cellulare attraverso il quale s'instaura un dialogo con la sostanza fondamentale. Questo ha lo scopo, come abbiamo visto, di posizionare una barriera di difesa al fine di evitare che la cellula possa essere colpita.

A partire dal momento in cui la sostanza fondamentale viene sopraffatta da un agente patogeno, la cellula stessa può essere colpita e s'innesca un processo degenerativo e morboso. Oltre al suo ruolo di difesa, la sostanza fondamentale è in comunicazione permanente con la cellula, fornendogli tutti gli elementi funzionali di cui questa necessita e veicolando al contrario i prodotti del metabolismo cellulare, così come i diversi messaggi emessi dalla cellula. Il tessuto connettivo è considerato come un complesso unitario che sviluppa le cellule parenchimatiche specifiche e permette la loro sopravvivenza, come la loro regolazione.

Bordeu aveva già riscontrato nel 1767 che il tessuto connettivo non era solo un elemento di riempimento e di sostegno, ma anche di regolazione e di nutrimento per gli organi, e che era contemporaneamente un mediatore delle attività vascolari e nervose.

Il tessuto connettivo è un'unità di collegamento tra il parenchima e le formazioni vascolari e nervose.

Questi scambi con la cellula avvengono per:

  • diffusione
  • meccanismo osmotico
  • processo attivo del mesotelio

Lo strato glucidico superficiale della cellula o glicocalice costituisce l’intermediario funzionale tra l'interno e lo spazio cellulare. ( fig. 73) Corrisponde alla guaina recettiva della cellula, tramite glicosaminoglicanie i proteoglicani, e mette in contatto l’ambiente intracellulare con la sostanza fondamentale. Le perturbazioni della sostanza possono alterare i glucidi del glicocalice o modificare il comportamento della cellula. Esistono delle proteine di legame: fibronectina, laminino, condronectina, che sono intermediari tra la superficie cellulare e la sostanza fondamentale. La fibronectina partecipa alla crescita, alla mobilità, alla differenziazione cellulare; interviene nella fissazione delle cellule alla sostanza, impedendo così la sovrapposizione. La tenasina, nuova glicoproteina scoperta, parteciperà alle interazioni cellulari.

L'eparina contenuta nelle vescichette situate nei mastociti e granulociti basofili, e quindi la liberazione avviene secondo la necessità, parteciperebbe alle interezioni cellulari.

L’eparina contenuta nelle vescicole situate nei mastociti e granulociti basofili, la cui liberazione si svolge a seconda dei bisogni, partecipa a tutti i fenomeni di regolazione della sostanza fondamentale:

  1. è regolatrice della lipolisi e della lipoproteinemia circolante
  2. stimola l'aggregazione delle cellule linfatiche
  3. attiva le proteine chinasi delle cellule muscolari
  4. provoca la sintesi della sostanza fondamentale: interviene nella sintesi del collagene e nella polimerizzazione delle fibrille di collagene.

Le membrane basali corrispondono a una determinata forma della sostanza fondamentale. Sono indispensabili per la crescita regolare dell'epitelio, ricoprono ugualmente le cellule di Schwann, gli assoni terminali, le cellule muscolari striate e lisce, le cellule miocardiche. La modificazione delle membrane basali è all'origine delle lesioni organiche. Le membrane impediscono la propagazione dell'infiammazione del connettivo l'epitelio, grazie al loro tenore elevato di vitamina C, che sembra captare i radicali ionici legati al processo infiammatorio. L'alimentazione del parenchima è il risultato di una corrente di secrezione attraverso le canicole della membrana capillare verso la membrana cellulare: qui il liquido carico di prodotti provenienti dal metabolismo resta a disposizione della cellula parenchimatica, poi questo liquido carico di prodotti del metabolismo cellulare raggiunge i vasi linfatici molto numerosi a livello del tessuto connettivo.

H- RUOLO BIOCHIMICO

A seguito delle ricerche di Philippe Bourdinaud (lui stesso si è ispirato agli studi di D.Urry) riguardo all'azione biochimica della mano dell'osteopatia sul tessuto connettivo umano, sappiamo oggi che le fibre di elastina, reticolina e collageno, chiamati tuttora biopolimeri, contenuti nella matrice fasciale, sono in grado di ritrarsi sotto l’influenza di una pressione superiore a quella fisiologica per la quale la loro composizione biomolecolare è concepita, e di ritornare alla loro lunghezza iniziale, se la pressione dell’ ambiente interstiziale ridiventa fisiologica.

Il fenomeno di ritrazione si manifesta quando un'iperpressione provoca il raggruppamento di molecole d'acqua della matrice fasciale, le spinge l'una verso l'altra, sotto forma di gabbie di acqua, attorno a poli idrofobi di fibre. La transizione inversa è allora possibile, cioè il ritorno alla lunghezza iniziale, solo se l'iperpressione nella matrice fasciale cessa o ritorna fisiologica, e questo avviene per mezzo della creazione di legami d'idrogeno tra le molecole d'acqua della matrice fasciale e i poli idrofobi delle fibre.

Questa risposta si verifica a gradi di energia infinitesimale dell'ordine di qualche micron, perfino nanometro d'angstrom, ed è riconducibile a ogni momento in cui un'energia influenza l’ambiente.

E' importante qui precisare che ogni tipo di energia possiede questa capacità di provocare il fenomeno della transizione inversa dei biopolimeri, come l'energia fotonica, calorica, chimica, elettrica ed elettromagnetica. Nonostante ciò, bisogna notare che l'energia meccanica risulta cinque volte superiore rispetto alle altre.

Le proteine sono, infatti, capaci di effettuare un lavoro a partire da uno stimolo energetico, e da quello deriva l'energia meccanica. Si tratta del meccanismo universale più efficace che consiste nel piegamento o allungamento di questi biopolimeri. Questo meccanismo è alla base della maggior parte delle trasformazioni bioenergetiche.

Ciò significa che alcune strutture anatomiche come: le membrane di tensioni reciproche del cranio, la dura madre midollare, i legamenti, le capsule articolari, i tendini, le aponeurosi, le cartilagini, in definitiva tutti i tessuti connettivi del corpo, sono in grado nell'infinitamente piccolo (dell'ordine di un micron, di un manometro o di un angstrom) di ritrarsi sotto l'influenza di un'iperpressione, e poi di ritornare alla loro lunghezza iniziale se la pressione della zona ritorna fisiologica.

Tali scoperte scientifiche traducono perfettamente la teoria osteopatica dei nostri maestri, quando sostengono l'azione dell'osteopatia sul metabolismo cellulare.


CAPITOLO 6

MECCANICA DELLE FASCE

La meccanica fasciale svolge un ruolo essenziale nel funzionamento del corpo, così come nel mantenimento della sua integrità. Le fasce funzionano come un tutto, ma per la buona comprensione del loro meccanismo occorrerà studiare prima la meccanica locale e poi quella generale. (fig 74)

 

MECCANICA LOCALE

La meccanica locale delle fasce si manifesta sotto forma multifattoriale, avendo queste un ruolo di: sospensione, protezione, contenimento, separazione, assorbimento degli urti, ammortizzamento delle pressioni.

A- SOSPENSIONE E PROTEZIONE

Sospensione

Il ruolo di sospensione della fascia acquista significato nelle fasce interne, sia che siano sotto forma di meso dei legamenti sia delle fasce propriamente dette. È la fascia che garantisce la coesione interna perchè mantiene, attraverso le insersioni strutturali, ogni organo al suo posto. Questo sostegno avviene in modo fermo, ma, nella maggior parte dei casi, non fisso. In effetti ogni organo grazie alla elasticità dei suoi punti di aggancio, ha sempre una certa mobilità. Mobilità necessaria per adattarsi alle diverse costrizioni che possono intervenire, ma anche mobilità che rientra nel contesto generale di mobilità del corpo umano, affinchè la funzione e la fisiologia possano esprimersi pienamente.

Il ruolo di sospensione non si esercita unicamente nella parte cavitaria, ma anche alla periferia del corpo umano. Attraverso le aponeurosi dei legamenti è il supporto di ogni muscolo, articolazioni e sistema vascolo-nervoso. Circondando i vasi, i nervi, i muscoli e le articolazioni e formando i loro punti di insersione, questo sistema periferico è esso stesso ancorato a dei punti fissi rappresentati dalla struttura ossea, che gli permettono di mantenere l’integrità anatomica delle strutture che supporta (fig75).

Dall’integrità della struttura ossea dipende il suo stato funzionale e per estensione, la buona fisiologia del corpo. Ma un osso, di per se stesso, non ha alcuna possibilità di azione; la sua funzione, la sua integrità e le relazioni tra osso e osso dipendono unicamente dai punti di aggancio che uniscono un osso alle strutture ossee vicine.

Quindi se la struttura forma l’impalcatura, il punto di ancoraggio, essa dipende intimamente dai tessuti molli per il mantenimento della sua coesione e della sua funzione; si viene così a creare una interrelazione indissociabile fra struttura e tessuti molli , e da ciò dunque fra struttura e funzione e tra funzione e struttura. La funzione di sospensione delle fasce varia a seconda della zona considerata. La fascia possiede una capacità di stiramento diversa a seconda della sua localizzazione. Per esempio la capacità di stiramento di un tendine equivale ad 1/10 rispetto a quella della pelle e ciò è dovuto al fatto che il tendine è costituito da fibre di I tipo disposte parallelamente, mentre nella pelle ci sono tutti i tipi di fibre e queste sono disposte in tutte le direzioni. Lo spessore delle fibre di collagene è specifico dell’organo ed evolve con l’età. L’elasticità della fascia decresce durante la vita. La fascia è sede di ispessimenti, accorciamenti, calcificazioni, in funzione delle costrizioni subite. Tuttavia questa funzione di sospensione ha una adattabilità notevole a seconda delle circostanze. Così, durante la gravidanza , l’utero è la sede di una distesione notevolmente con l’ allungamento dei suoi legamenti, senza peraltro che questo crei alcun tipo di dolore. Non solo l’utero si distende, ma, risalendo nella cavità addominale, genera in secondo luogo una distensione delle fasce della parete addominale senza tuttavia generare neanche qui un disturbo doloroso. In altre circostanze dove è sottomesso a tensioni di stress e di tensione reagisce attraverso un ispessimento o una calcificazione, ma niente di ciò si produce in gravidanza.

Dopo il parto ritorna progressivamente normale, ovvero si ritira per ritrovare la sua tonicità e la sua elasticità. Questo è un fenomeno preprogrammato e si può pensare che la fascia abbia “in memoria” questo meccanismo. Prendiamo il caso dell’obesità: questa situazione può essere considerata come patologica. In alcuni soggetti l’aumento di peso è enorme, l’accumulo di tessuto grasso avviene a tutti i livelli, implicando un aumento di volume che può essere considerevole e quindi automaticamente portare ad una distensione della fascia (per contenere questo sovrappiù). Durante il dimagrimento, soprattutto se è progressivo, nella grande maggior parte dei casi la fascia riprende la sua elasticità e la sua tonicità normali. Abbiamo quindi a che fare con un sistema di adattamento notevole.

Un altro esempio: il rene, contenuto in un sacco aponeurotico sospeso attraverso dei legamenti e dall’arteria renale, è soggetto a ptosi o a divenire fluttuante in seguito ad una lassità del sistema di sospensione, essendo stirata anche l’arteria renale. Se attraverso una manipolazione osteopatica, a condizione che questa non sia troppo tardiva, riusciamo far reintegrare il rene nella sua posizione normale, constatiamo che dopo un certo tempo il rene si è stabilizzato nella sua loggia e che le strutture di sostegno hanno ritrovato la loro tonicità. La fascia possiede una notevole mallebilità che le permette di adattarsi continuamente alle costrizioni che deve subire, ma è anche capace di ritrovare il suo stato precedente perché è “programmata” per facilitare la fisiologia del corpo (a condizione che un aiuto esterno le sia apportato in un tempo ragionevole).

 

Protezione

Oltre al ruolo di mantenimento la fascia possiede un meccanismo di protezione per garantire l’integrità fisica e fisiologica del corpo umano. Questo meccanismo di protezione si esprime seguendo più vettori e questo grazie alla sua solidità, ma anche alla sua contrattilità ed elasticità.

Mantenimento dell’integrità anatomica

Grazie alla sua resistenza la fascia permette il mantenimento dell’integrità anatomica delle diverse parti del corpo. Permette ai diversi organi di conservare una forma costante. Questo non avviene in modo rigido, ma grazie ad un’adattabilità che varia a seconda delle regioni prese a riferimento.

Così le fasce che avvolgono i reni, il fegato, o che mantengono la struttura delle arterie, pur avendo una certa elasticità, possiedono un tono maggiore rispetto a quelle presenti nell’intestino, nello stomaco, nelle vene e negli ureteri, che sono sottomessi a variazioni di forma e di pressione dipendenti dal loro grado di riempimento; devono dunque permanentemente aggiustare le loro tensioni, per una maggiore tolleranza e perciò necessitano nella loro struttura di una maggiore quantità di reticolina, fibre elastiche e di una sostanza fondamentale meno densa. È ancora grazie alle fasce che i muscoli possono avere la loro forma anatomica; ma qui abbiamo a che fare con fasce molto più dense e resistenti. La loro deformazione è minima permettendo così ai muscoli di appoggiarsi a loro.

Protezione contro le variazioni di tensione

La fascia costituisce la prima barriera protettrice contro le variazioni importanti di tensione nel corpo, permettendo di assorbire gli urti per preservare l’integrità delle strutture che avvolge e sostiene. Funge dunque da vero e proprio ammortizzatore, che tramite la sua contrattilità e la sua elasticità attenua le tensioni che si esercitano sul corpo e di prendersi carico e di distribuire l’energia trasmessa da un urto violento, al fine di evitare una lesione sull’organo che protegge.

Questo ruolo di tampone e di protezione è significativo a livello delle meningi il cui fine è quello di preservare l’asse cerebrospinale contro gli urti e le variazioni brutali di pressione, che potrebbero essere molto dannose per il tessuto nervoso. A questo livello abbiamo un elemento supplementare che rinforza il ruolo di ammortizzazione: il liquido cefalo-rachidiano. In periferia il liquido cefalo-rachidiano è sostituito, nelle zone particolarmente sensibili (reni, fosse ischio-rettali…), da tessuto grasso, che non è altro che una varietà di tessuto connettivo prossimo alla fluidità. Bisogna ricordare che la contrattilità e la elasticità sono fattori importanti della meccanica fasciale; l’elasticità diminuisce nel corso della vita contribuendo in modo importante all’invecchiamento.

Un esempio illustra chiaramente questo stato di cose: ci sono delle modificazioni progressive della pelle nel corso dell’età, come le pieghe cutanee che si affacciano nel corso degli anni e che aumentano via via che il tempo passa; queste pieghe sono dovute all’indebolimento dei legami trasversali e quindi dell’elasticità del tessuto connetivo.

La dinamica meccanica di un tessuto sarà condizionata dalla concentrazione locale di proteoglicani e di acido ialuronico. Le tappe della sintesi e del metabolismo dei proteoglicani possono essere modificati da dei fattori endogeni (ereditarietà, errori genetici…) ed esogeni (malnutrizione, stress, infezioni batteriche e virali, traumi…). Ciò porterà ad un addensamento della sostanza fondamentale con un rinforzo delle fibre di collagene. Se le forzature che si esercitano sul tessuto connettivo persistono, questo trasformerà completamente la sua struttura, soprattutto nei punti di inserzione, per poi arrivare alla calcificazione. È per questo che noi vediamo il progressivo formarsi di calcificazioni su attacchi legamentosi o fasciali a seguito di tensioni importanti. Questo fenomeno è particolarmente frequente a livello del calcagno, del gomito e della spalla o della colonna vertebrale, citando gli esempi più notevoli che si trovano quotidianamente.

Sotto l’effetto di irritazioni, infiammazioni e di stress ripetitivi e molto importanti, il tessuto connettivo mette in moto un meccanismo di difesa che consiste nella sua trasformazione in tessuto osseo. Assistiamo così ad un importante fenomeno di adattamento, compensazione tanto più notevole visto che come vedremo più avanti, questo fenomeno può essere reversibile.

 



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