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C) La catena meningea (fig 84)



Il suo punto di partenza inferiore si situa a livello del coccige , ma abbiamo visto che può essere influenzata dalle catene interne, dalle aponeurosi del perineo, dalle catene esterne e attraverso i loro legami con il coccige, il sacro e il pube. Sale poi nel condotto vertebrale dove ha numerosi punti di legame con le vertebre, questo per un fine di sicurezza e di salvaguardia: anteriormente contatta il legamento vertebrale comune posteriore, in tutta la lunghezza della colonna, ma due legami sono particolarmente resistenti: il legamento coccigeo nella sua parte inferiore, i suoi legami superiori a livello di C2-C3; lateralmente la dura madre vertebrale invia bilateralmente delle espansioni meningee che accompagnano il nervo fino al foro di coniugazione. A questo livello prende dei solidi legami sul contorno osseo, costituendo dei punti fissi bilaterali delle radici rachidee. Questo al fine di impedire uno stiramento verticale troppo importante delle radici e del midollo. Penetra in seguito nella scatola cranica attraverso il foro occipitale attorno al quale prende dei solidi legami. Nella parte endocraniale questa catena si espande in una sfera per attaccarsi su tutta la circonferenza della scatola cranica. Le articolazioni sono più marcate sulla base del cranio. Emette inoltre dei setti importanti destinati a migliorare la motricità e proteggere: la tenda del cervelletto (che costituisce un rinforzo all’ancoraggio orizzontale) e la falce del cervelletto e del cervello(si appendono all’apofisi cristagalli e costituiscono un rinforzo all’ancoraggio sagittale). Presenta delle articolazioni con l’esocranio : sulla base tramite dei prolungamenti attorno ai nervi cranici e sulla volta tramite l’aponeurosi epicraniale attraverso i canali transossei

4) GRANDI PUNTI DI AMMORTIZZAZIONE (fig 85)

Le catene fasciali trasmettono la mobilità attraverso tutto il corpo ma sono anche la sede di sollecitazioni che possono perturbare il loro meccanismo. Affinchè queste perturbazioni non si trasmettano lungo tutta la catena, esistono dei punti di ammortizzamento. Questi sono ripartiti lungo tutto il percorso, ma alcuni sono più importanti e più sollecitati di altri perché posti in punti di convergenza; noi li studieremo dal basso verso l’alto:

- Il cingolo pelvico

- il diaframma

- il cingolo scapolare

- l’osso ioide

- la cerniera occipito-cervicale

La cintura pelvica è il punto di unione tra gli arti inferiori e il tronco, da una parte, e il perineo dall’altra parte. Rappresenta un punto di convergenza di forze, che deve permanentemente adattare, controllare e dirigere, grazie alla sua mobilità e alla sua architettura. È a questo livello che le forze discendenti, ascendenti o a direzione trasversale, attraverso la catena interna saranno ammortizzate e ripartite, soprattutto quando raggiungono un’intensità critica.

 

Il diaframma oltre al ruolo di muscolo respiratorio principale, adempie ad altre funzioni intervenendo sia a livello meccanico che fisiologico: separa in maniera ermetica la cavità toracica e quella addominale, facendo da passaggio tra una zona a pressione negativa e una zona in cui la pressione è sempre più grande andando in senso caudale; è la sede di una doppia attrazione: cefalica (attraverso la fascia toracica, periferica e centrale) e caudale (attraverso le fasce addominali e il peso degli organi a lui appesi).

Malgrado questa dualità contraddittoria deve restare sempre agile e funzionale ed in questo è aiutato dalla differenza di pressione; tutto ciò per adempiere perfettamente alle sue funzioni:

- respiratoria

- di mobilizzazione emodinamica

- di sospensione della massa addominale

- di motore viscerale, che grazie al suo movimento di pistone permanente realizza una dinamizzazione costante degli organi, influenzando fortemente le loro funzioni fisiologiche.

La sua costruzione anatomica ci interroga sul suo funzionamento meccanico. È composto da una parte periferica muscolare, che costituisce il motore diaframmatico e che si appoggia sulla circonferenza interna della cavità toracica. Tuttavia questa parte costale per essere perfettamente funzionale non deve essere fissa e per questo il diaframma deve servirsi di altri punti di appoggio, questo ruolo è devoluto alla parte centrale del diaframma, unicamente aponeurotico: il centro frenico (fig 86).

Questo è sospeso ad una forte lamina fasciale, il pericardio, che crea un punto fisso dove il diaframma può appoggiarsi per aprirsi durante l’inspirazione. Il suo appoggio alla massa addominale è relativo nella normalità poichè questo non ha punti di appoggio e ha la tendenza ad essere spinto in basso e in avanti. È per questo motivo che il perineo lavora in sinergia e in armonia con il diaframma. Durante sforzi maggiori il diaframma si appoggia alla massa addominale, resa rigida dalla contrazione addominale, o addominale e pelvica insieme. Esistono numerosi studi per determinare la meccanica diaframmatica. Paiva e coll., hanno dimostrato, tramite test effettuati in decubito, che:

1) il contatto diaframma polmone è uniforme e rappresenta una superficie più o meno uguale chiunque sia il soggetto e qualunque sia la differenza di peso;

2) esiste un gradiente di pressione uniforme che si esercita sul diaframma, anche a riposo, malgrado la differenza tra gli organi di destra e di sinistra.

Le pressioni misurate nel diaframma danno dei valori di 9,7 cm di acqua a destra e 9,2 a sinistra. Il diaframma non ha una forma sferica, il suo raggio di curvatura decresce quando decresce l’altezza. Quando si contrae e il volume del polmone aumenta il raggio diminuisce con l’altezza e diventa più sferico. Quando il volume del polmone aumenta, il diaframma può migliorare la conversione della tensione in pressione.

Verschankelen e coll., hanno dimostrato che i valori di spostamento del diaframma durante una inspirazione aumentano dal davanti all’indietro con 100% in dietro, 90% nel mezzo e 60% in avanti. Il movimento del diaframma è accoppiato a quello delle coste e degli addominali. La relazione è migliore nella sua parte mediana e posteriore; la parte posteriore è accoppiata soprattutto con lo spostamento degli addominali. Durante una inspirazione normale il diaframma si accorcia, più posteriormente che anteriormente. Dopo frenicotomia la parte posteriore si allunga durante l’inspirazione mentre la parte posteriore si allunga in certi animali e si accorcia in altri (Decramer e coll.). fermiamoci un attimo sulla innervazione dl diaframma, che sicuramente rappresenta una spiegazione dei fenomeni lesionali della regione cervico-scapolare (fig 87).

Inizialmente situata nel miotoma cervicale, il setto trasverso, futuro diaframma, migra progressivamente verso il basso durante lo sviluppo dell’embrione, per prendere la sua posizione definitiva. Innervato inizialmente dal nervo frenico, se lo porta dietro durante la sua discesa. Durante la sua migrazione il nervo frenico non si accontenta di seguire il diaframma, ma distribuisce numerosi collaterali nel su passaggio e innerva così anche: il timo, il pericardio, la pleura parietale, la vena cava superiore ed inferiore, la capsula di Glisson, i gangli semilunari (dove invia un filetto nervoso). Se noi aggiungiamo le sue anastomosi con: il nervo del sotto-claveare, il XII e il X nervo cranico e il simpatico cervicale, comprendiamo la sua importanza e il perché il cingolo scapolare sia la sede di patologie spesso incomprensibili. La via neuronale costituita dal frenico è una spiegazione a questi dubbi. Per concludere, notiamo che il diaframma rappresenta un punto importante di ammortizzazione intratoracico, per le sollecitazioni meccaniche trasmesse dalla fascia, ma anche per le variazioni di pressione.

 

Il cingolo scapolare

Il cingolo scapolare è il punto di convergenza e dove prendono legame tutte le fasce interne o esterne. Questo spiega le numerose sollecitazioni di cui è la sede e in caso di disfunzione fasciale, gli sforzi che può subire. Questa regione deve permanentemente controllare e aggiustare le sollecitazioni che vengono dal basso, generate da zone che noi qualifichiamo ‘di rigidità’; o da quelle zone che vengono dall’alto generate da una regione ipermobile. Il ciclo scapolare deve costantemente giocare un ruolo di bilancia per armonizzare tutte le forze che gli passano attraverso e proteggere le zone vitali che gli giacciono sopra e sotto. Maggiormente si viene a inserire su di lui un segmento ipermobile, l’arto superiore, che costituisce la zona più costantemente sollecitata meccanicamente. È inoltre il punto di convergenza delle sollecitazioni verticali, oblique e trasversali. Per queste diverse ragioni questa regione ha un’architettura molto particolare, orientata verso l’ipermobilità dove eccetto la sterno-claveale, i punti di ancoraggio sono realizzati esclusivamente dai tessuti molli. Questa convergenza di forze discendenti o ascendenti, interne o esterne, ci dà una spiegazione meccanica della frequenza di lesioni della cerniera cervico-scapolare.

 

L’osso ioide

La catena fasciale centrale pericardio-aponeurosi-faringea possiede dei punti di legame periferici, i legamenti pericardici, connessioni con le aponeurosi cervicali media e profonda, ma questi non sono così importanti come quelli del cingolo scapolare. Così durante delle sollecitazioni importanti le tensioni potrebbero trasmettersi in maniera brutale alla base del cranio e proseguire intracranialmente. Per evitare il generarsi di questa situazione si è interposto nella parte superiore di questa catena fasciale l’osso ioide. Interamente sospeso a dei cavi muscolo-fasciali, l’ioide fluttua in tutti i piani dello spazio, controllato e sostenuto da dei legami che lo collegano alla mandibola, alla mastoide, all’apofisi stiloidea, alla scapola e alla cartilagine tiroidea. La catena fasciale centrale prende dunque legame, alla fine dell’aponeurosi perifaringea, sull’ioide, poi si prolunga verso l’alto attraverso l’aponeurosi interpterigoidea e pterigo-temporo-mascellare. L’osso ioide, oltre al suo ruolo nella voce e nel canto come fissatore della cartilagine tiroidea, serve anche ad ammortizzare e ripartire le sollecitazioni della catena centrale sia antero-lateralmente per l’aponeurosi cervicale superficiale, sia posteriormente verso il temporale attraverso il digastrico e la ‘fontana (bouquet) di Riolan’.

 



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