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B- CONTENIMENTO E SEPARAZIONE



La fascia unisce e separa tutto, separa e unisce tutto (L. Issartel)

Contenimento

Non esiste una sola parte del corpo che non sia avvolta da una fascia. Come dimostra l’anatomia, il corpo umano è costituito da dei grandi guaine che racchiudono delle regioni più o meno estese, ma, all’interno di queste regioni, c’è una duplicazione della fascia che va a contenere delle strutture sempre più fini, e questo senza alcuna discontinuità. Così a livello della coscia, per esempio, abbiamo una grande guaina cilindrica che ingloba tutti i muscoli di questa zona. Questo grande cilindro si divide in seguito, grazie a dei setti intermuscolari, per separare i gruppi muscolari con funzioni diverse. All’interno di questi setti possiamo avere più muscoli avvolti nella stessa guaina fasciale. Nello stesso muscolo abbiamo un’altra divisione aponeurotica che circonda i diversi fasci muscolari, i quali saranno a loro volta divisi in setti da altre membrane che rivestono le miofibrille.

La cavità addominale è chiusa da una vasta borsa membranosa che contiene tutti i visceri, e li isola dalle strutture vicine, mantenendo una certa coerenza e costanza di pressione. Ma questo stesso peritoneo va a dividersi in legamenti, mesi….che vanno a costituire l’involucro strutturale degli organi.

La fascia dunque garantisce la struttura anatomica dei tessuti molli; essendone a sua volta il costituente, il supporto e l’impalcatura. Una debolezza al suo livello si tradurrà in un ernia della “materia” che contiene; quest’ernia potrà a sua volta evolvere verso una rottura con danno alla funzione fisiologica. Senza la fascia i diversi organi non potrebbero adempire al loro ruolo. Gli organi cavi sarebbero sede di distensioni enormi; la loro fisiologia sarebbe completamente perturbata dal fatto che gli epiteli hanno il loro punto di ancoraggio nelle membrane basali, esse stesse all’origine della loro rigenerazione (degli epiteli).

Un’arteria sprovvista di fascia sarebbe flaccida, facilmente comprimibile e ciò perturberebbe enormemente il flusso sanguigno.

Gli organi pieni senza la loro struttura fasciale sarebbero incapaci di mantenere la loro forma e diverrebbero del tutto inoperanti.

A livello muscolare sarebbe impossibile sviluppare la potenza legata alla contrazione. Abbiamo detto che la fascia è una struttura rigida più o meno anaelastica. Durante la contrazione un muscolo ha bisogno di punti di appoggio per manifestare la sua efficacia. Possiede perciò degli ancoraggi ossei, ma questi sarebbero insufficienti se il muscolo non si appoggiasse alla fascia (soprattutto se la contrazione genera spostamento del segmento osseo). La fascia costituisce un punto di fissazione per il muscolo, ma anche un punto di appoggio a partire dal quale potrà esprimere tutta la sua potenza.

Questo ruolo di contenimento interviene anche per proteggere gli organi e i muscoli contro gli urti e le variazioni di pressione assorbendone essa stessa una parte di energia; in mancanza della fascia finiremmo molto velocemente per strapparci o scoppiare.

Questo ruolo di contenimento si manifesta anche per canalizzare le forze. La fascia assiste al controllo del movimento nella sua realizzazione oltre che nella sua coordinazione.

Separazione

Sebbene tutte le strutture anatomiche siano legate alla fascia, questa funge anche da mezzo di separazione affinchè esse salvaguardino la loro coerenza. Questa separazione si realizza attraverso una divisione in compartimenti e degli scivolamenti.

Scivolamento (o clivaggio)

Per evitare rigidità e mantenere il massimo di mobilità (funzione principale anche della più piccola parte del corpo) oltre che una certa indipendenza (tra un organo o una struttura in rapporto a quella adiacente), ogni parte, pur rimanendo in relazione con quella vicina, ne è separata attraverso dei piani di scivolamento. Questi piani sono costituiti da tessuto connettivo lasso che penetra tra gli organi per riempire gli spazi, ma anche, come abbiamo già detto, per collegare le strutture. Questi piani di scivolamento presentano tre punti di interesse:

- 1) favoriscono lo scivolamento degli organi, muscoli o fasci muscolari, gli uni in rapporto agli altri, permettendo così di adattarsi alle variazioni di forma, di tensione, di movimento.

- 2) rappresentano dei punti di passaggio che facilitano la palpazione profonda.

Quando, per attuare dei test o dei trattamenti, dobbiamo indirizzarci in zone situate in profondità, ci occorre attraversare una barriera muscolare. Se cerchiamo di penetrare passando attraverso un piano muscolare, saremo molto velocemente frenati dalla tensione del muscolo o dalla sua contrazione riflessa; per di più interporremmo tra le nostre mani e la zona da palpare una struttura spessa e densa che diminuirà o impedirà la palpazione. I piani di sfaldamento ci permettono un passaggio più facile. Così se vogliamo palpare un piramidale o un piccolo legamento sacro-sciatico, bisognerà servirci del piano di scivolamento presente tra il medio e il grande gluteo. Se si vuole palpare il nervo sciatico sulla faccia posteriore della coscia, la sola via di passaggio possibile è il piano di sfaldatura presente tra il gruppo esterno e quello interno degli ischio-crurali. Allo stesso modo per palpare un rene il punto di passaggio efficace non potrà che essere fra il bordo esterno dei grandi retti e gli obliqui. Se si vuole palpare il legamento vertebrale comune anteriore il solo punto di passaggio possibile è attraverso la linea alba, e questo è un punto di scivolamento soggetto a notevoli variazione. Ricordiamoci che in gravidanza è grazie soprattutto all’allontanamento della linea alba se l’addome può dilatarsi. Ma purtroppo è a causa della cattiva riunione postpartum che interviene una interruzione della linea bianca attraverso la quale si può facilmente sentire le anse intestinali.

- Permettono infine ai chirurghi di fare delle incision minime e di separare facilmente gli organi tra loro quando operano nella cavità addominale.

Compartimentazione

La divisione delle fasce permette di costituire dei compati più o meno a tenuta stagna, per mantenere diverse pressioni tra i diversi compartimenti, ma anche per prevenire la diffusione delle infezioni o delle infiammazioni da un compartimento all’altro. Questa compartimentazione protegge dunque gli organi dall’espansione di focolai purulenti. Ma come abbiamo visto, realizza anche delle segmentazioni all’interno di uno stesso organo e di queste le più rappresentative sono i lobi del fegato e del polmone. Questa compartimentazione supplementare ha per fine la protezione di un organo vitale, preservando la sua funzione quando è danneggiata una delle sue parti. È per questo che il fegato può assolvere alla sua funzione fisiologica finchè persiste il 30% di tessuto è funzionante.

C- ASSORBIMENTO DEGLI URTI

Durante un trauma violento il corpo è vittima di un onda d’urto che fa penetrare al suo interno una grande quantità di energia. Se la sua intensità è troppo elevata ne conseguiranno danni importanti a livello di determinate strutture o organi. Il ruolo del tessuto connettivo è quello di ammortizzare questa onda d’urto e di disperderla in differenti direzioni al fine di attenuarne l’intensità, preservando l’integrità fisica del corpo umano. Se l’intensità va oltre una certa soglia, il tessuto connettivo non potrà adempiere al suo ruolo e assisteremo a delle lesioni che portano a esiti fatali, fra i quali i più ricorrenti sono lo scoppio della milza e del fegato e la rottura del rene.

L’orientamento delle fibre fasciali, il ruolo di tampone del tessuto connettivo, tendono, come abbiamo detto, a disperdere questa energia in differenti direzioni al fine di attenuare l’intensità e permettere anche l’assorbimento dell’urto.

Tuttavia, in un certo numero di casi, questa energia non può essere ammortizzata e dispersa, sia perché l’urto è troppo violento sia perché avviene in una zona che era già in stato di tensione anormale. Assistiamo dunque alla formazione di quelle che Elmer Green ha chiamato cisti di energia. Ciò vuol dire un imprigionamento nel tessuto connettivo di una quantità importante di energia che avrà a, più o meno lunga scadenza, un effetto perturbante. Questa cisti si manifesta come un’ostruzione della conduzione efficace di elettricità attraverso la parte del corpo dove risiede. Si comporta come agente irritante e contribuisce allo sviluppo di un segmento facilitato come focolaio di irritazione locale. Genera un aumento dell’entropia ed è meno funzionale dei tessuti circostanti. Può essere il risultato di un trauma, ma anche di una invasione patogena, di una disfunzione fisiologica o di un problema emozionale.

È curioso pensare che un tessuto molle possa accumulare in se stesso una quantità di energia che resta imprigionata dentro di esso. Abbiamo visto che il ruolo della sostanza fondamentale era, fra gli altri, quello di ammortizzamento e che per adempiere al suo lavoro metteva in moto numerosi meccanismi per ristabilire la normalità. In un certo numero di casi avviene che i suoi meccanismi sono sommersi di lavoro e non possono del tutto far fronte agli stress imposti. In questi casi essa mette in memoria questi stress e lo fa in maniera indipendente dalle vie superiori. Certamente queste ultime interverranno per aumentare la possibilità di evacuazione di energia attenuandone le conseguenze, ma non potranno cancellare gli stress subiti. Questo è messo in evidenza dall’esperimento di Frankstein: dopo aver iniettato essenza di terebinto nella zampa di un gatto, ha visto che quest’ultimo, sotto l’intensità di un urto, ha messo la gamba in posizione di triplice ritrazione. Passato un certo periodo il gatto ha ritrovato la funzionalità della sua zampa. Dopo alcuni mesi è stata effettuata una decerebrazione del gatto e immediatamente la zampa traumatizzata ha assunto la posizione di triplice ritrazione. L’interruzione dei processi regolatori superiori ha fatto venir fuori il trauma iniziale: si è parlato così di memoria cellulare o di memoria periferica, ma si può meglio definirla come memoria del tessuto connettivo e più precisamente memoria della sostanza fondamentale.

Quando il potere tampone del tessuto connettivo è superato, ovvero quando un trauma o un’aggressione supera una certa intensità, si assiste al collocarsi di uno stress locale che il più delle volte evolve in maniera silente e questo anche per alcuni anni, ma che poi, nella maggior parte dei casi, tende verso uno stato patologico. Questo avviene a partire da un meccanismo locale autonomo, ma tramite il sistema nervoso può guadagnare rapidamente una zona più estesa, tramite il meccanismo di facilitazione di un segmento midollare. Al suo livello la resistenza alla conduzione di un impulso elettrico è stata ridotta. Il segmento è altamente irritabile e uno stimolo supplementare anche debole, gli genererà una risposta importante, non corrispondente con l’intensità della stimolazione. Questo segmento midollare facilitato genera delle risposte del tono muscolare, con diminuzione della mobilità del segmento in questione oltre ad un cambiamento palpabile della struttura del tessuto. Ricordiamoci che questo cambiamento può essere indotto direttamente senza passare dall’arco midollare e questo grazie a delle modificazioni nella sostanza fondamentale che si vanno a ripercuotere sulla superficie tramite i cilindri di Hine. La stimolazione simpatica genera a sua volta un cambiamento nella struttura della pelle oltre che un cambiamento nell’attività delle ghiandole sudoripare. La sua azione infine si estende a distanza sugli organi dipendenti dalla zona metamerica che a loro volta entrano in disfunzione senza l’intervento esterno. Un segmento facilitato avrà purtroppo tendenza ad autoperpetuarsi.



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