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A) Ruolo di trasmissione (fig 78)



Per schematizzare possiamo considerare le fasce come delle corde incaricate di trasmettere le forze attraverso il corpo. Il motore di queste corde è il sistema muscolare, ma compreso in una unità funzionale indissociabile muscolo-fascia. Queste corde per trasmettere la loro energia in modo efficace e coordinato hanno bisogno di punti di appoggio, generalmente costituiti dalle articolazioni, (pulegge) carrucole di riflessione delle corde.

 

B) Ruolo di coordinazione e armonizzazione

Perché un movimento sia efficace occorre che l’energia che lo determina sia ben canalizzata e che l’azione dei diversi muscoli sia ben coordinata, affinchè le forze motrici possano agire efficacemente. Questo avviene attraverso le fasce. Così quando si esegue un gesto complesso, come per esempio la marcia, si mette in gioco tutto un importante meccanismo che riguarda il corpo in tutta la sua interezza. La marcia implica in primo luogo la stazione eretta , dunque un riaggiustamento continuo della posizione verticale in rapporto ad una base di appoggio, i piedi, che rappresentano una superficie d’appoggio limitata. La stazione eretta deve avvenire con il minimo dispendio di energia. Ciò è realizzato in parte dal gioco delle corde e delle carrucole fasciali.

Durante la marcia invece abbiamo la messa in gioco di tutta una serie di movimenti complessi che fanno si che la propulsione avvenga nella direzione voluta. Ci sarà la messa in gioco di una o più catene fasciali con il fine di compiere un gesto preciso ed efficace. Il semplice fatto di camminare si accompagna ad una serie di movimenti compensatori, arti superiori, inclinazione del tronco……etc. È evidente che se non esistesse un’armonizzazione tra tutti questi diversi movimenti implicati in una funzione così banale come la marcia, questa rischierebbe di diventare complicata o impossibile. È sottointeso che una serie di sistemi intervengono in questa armonizzazione: muscoli, sistema nervoso, centri dell’equilibrio, ma, nonostante questi, la marcia sarebbe praticamente impossibile senza la fascia. Ogni gesto che compiamo è la somma di più movimenti: flessione, estensione, rotazione, traslazione. Nella vita quotidiana non esistono movimenti puri, ogni movimento è la combinazione di più parametri. L’architettura delle fibre fasciali con la loro direzione verticale, obliqua e trasversale sembra essere perfettamente adatta ad armonizzare questa combinazione di fattori affinchè il movimento divenga funzionale.

 

C) Ruolo di ammortizzazione

Le catene fasciali trasmettono i movimenti della vita quotidiana, ma intervengono anche durante sforzi violenti o traumi. Nel caso di una forza violenta abbiamo la partecipazione di tutto il corpo nel suo insieme, che ripartisce questa forza su una superficie più grande per non far raggiungere il punto di rottura. Se i muscoli sono concepiti per fornire l’energia necessaria alla realizzazione dello sforzo, la fascia coordina la ripartizione dello sforzo, dà ai muscoli un punto di appoggio solido e infine grazie alle sue proprietà viscoelastiche ammortizza una parte di energia al fine di evitare di raggiungere il punto di rottura.

In caso di un trauma, che spesso avviene in maniera inaspettata, il sistema muscolare non è in stato di difesa e dunque non è pronto ad ammortizzare l’importante energia che penetra brutalmente nel corpo. È dunque la fascia che in parte assorbe, ammortizza e cerca di canalizzare questa energia in diverse direzione per attenuare l’effetto dannoso ed evitare una eventuale lesione degli organi. Quando questa energia è troppo violenta o concentrata su una superficie ridotta possiamo assistere a delgli strappi o alla scomposizione di organi.

Studi realizzati sui cambiamenti all’interno delle fascie a seguito di traumi mostrano che queste presentano delle modificazione delle loro proprietà viscoelastiche, modifiche che possono insorgere subito dopo il trauma e che dimostrano che la fascia ha preso su di se una grande parte di energia.

 

PRINCIPALI CATENE FASCIALI

Tenuto conto dell’onnipresenza delle fasce, possiamo dire che le catene fasciali sono presenti a tutti i livelli. È certo che se si resta su un piano strettamente locale, è sempre possibile trovare una catena fasciale poiché questa è la guida e la cinghia di trasmissione delle forze.

Tuttavia abbiamo visto che il corpo partecipa sempre nel suo insieme alle sue grandi funzioni. Questo determina della catene più estese che legano il corpo da un punto all’altro. Tuttavia tramite lo studio anatomico delle fasce, la direzione delle loro fibre, lo spessore e la concentrazione delle fibre collagene, la funzione più specifica di certe parti del corpo rispetto alle altre, siamo portati a pensare che esistano delle catene preferenziali che intervengono più frequentemente nella meccanica umana.

Andiamo adesso a descrivere qualche grande catena fasciale. La trasmissione delle sollecitazioni all’interno di queste avviene dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto, ma anche da dentro a fuori e da fuori a dentro. A livello dei punti di incrocio, queste catene possono passare sulla parte controlaterale. Alcune catene, soprattutto a livello del tronco, lavorano principalmente in maniera obliqua, coordinando un lato con l’altro. È evidente che le catene fasciali funzionano bene sia in senso ascendente che discendente. Andiamo adesso a descrivere qualche catena esterna, interna e meningea, ricordandoci sempre che queste restano costantemente in relazione le une con le altre.

A) Le catene esterne

A partire dall’arto inferiorepossiamo descrivere tre catene fasciali: una esterna, una anteriore ed una posteriore.

La catena esterna (fig 79) parte dal piede e segue:

- la fascia esterna della gamba

- fa un legame a livello del ginocchio e della testa del perone

- segue la faccia antero-esterna della coscia tramite il tratto ileo-tibiale e la fascia lata

- fa un legame a livello dell’anca e del bacino (a questo livello si articola con una catena orizzontale collegata al perineo tramite il piramidale e l’otturatore interno)

a partire dal bacino:

- sale anteriormente seguendo il retto addominale e la fascia toracica, prende legame a livello della clavicola, arriva alla parte laterale del cranio attraverso la fascia superficiale;

- sale posteriormente seguendo la fascia toraco lombare, arriva alla parte posteriore del cingolo scapolare dove prende legame con la scapola, si articola a questo livello con la catena obliqua del cingolo scapolare tramite la fascia dei rotatori esterni della spalla, arriva infine alla parte posteriore dell’occipite tramite la fascia del trapezio, splenio…

La catena anteriore (fig 80) parte dal piede e segue:

- la fascia antero-interna della gamba, si lega alla faccia interna del ginocchio (a questo livello una parte delle forze possono essere trasmesse alla parte antero-esterna della coscia attraverso fibre fasciali oblique), segue la fascia degli adduttori, prende legame a livello del pube e dell’arcata crurale e monta in seguito, come la catena precedente, attraverso il retto addominale, potendo passare sul lato controlaterale attraverso la fascia degli obliqui

 

A livello del bacino si articola con due catene interne:

- una rappresentata dalla fascia iliaca

- l’altra rappresentatadall’aponeurosi perineale superficiale.

 

 

 

La catena posteriore (fig 81) parte dal piede e va:

- sulla fascia posteriore del polpaccio, prende legame a livello del ginocchio, segue preferenzialmente la fascia del bicipite, prende legame a livello gluteo sull’ischio, il sacro, il coccige, il grande ligamento sacro-sciatico ed infine sulla cresta iliaca; in seguito monta posteriormente come la catena esterna oppure può andare controlateralmente attraverso le fibre oblique della fascia toraco-lombare

a livello gluteo si articola con altre catene:

- una a direzione orizzontale (la perineale tramite il coccige e dei legamenti sacro sciatici)

- una a direzione verticale (la catena della dura madre attraverso il coccige e le fibre che cambiano la parte terminale della dura madre con il grande legamento sacro sciatico tramite il sacro e il coccige)

 

Per l’arto superiore descriviamo una catena interna ed una esterna:

La catena interna (fig 82) parte dalla mano:

- segue il bordo antero-interno dei muscoli epitrocleari, prende legame con il gomito (a questo livello una parte delle forze può essere trasmessa alla catena esterna da fibre oblique basse dell’aponeurosi del bicipite), segue il setto intermuscolare interno, si prolunga attraverso la fascia del coraco-brachiale, prende legame sull’acromion e la clavicola, per terminare sulla parte antero-laterale del cranio tramite l’aponeurosi cervicale superficiale e l’aponeurosi degli scaleni

 

La catena esterna (fig 82) rappresenta la catena più sollecitata a livello dell’arto superiore e, come vedremo, è a questo livello che dovremmo intervenire più frequentemente; parte dal polso e segue:

- sia il bordo antero-interno della fascia degli epicondili che il bordo postero-interno della fascia degli epicondili, prende legame con la faccia esterna del gomito, segue il setto intermuscolare esterno, a livello della “V” deltoidea può seguire due direzioni:

---- un antero-interna (dalla parte interna della fascia deltoidea. A questo livello si articola con la catena trasversa costituita dalle fasce dei pettorali e segue lo stesso tragitto della catena interna)

---- una postero-esterna (con il bordo esterno della fascia deltoidea, si collega alla spina della scapola e qui si articola con la catena obliqua posteriore rappresentata dalla fascia del grande dorsale e dei rotatori esterni. Finalmente poi raggiunge l’occipite tramite lo stesso tragitto della catena posteriore).

 

B) Le catene interne

Ne descriviamo principalmente tre: una periferica, una centrale ed una mista.

 

La catena periferica(fig 83)la facciamo partire dal perineo ricordandoci però che può essere influenzata dalle catene esterne tramite le fasce perineali del piramidale e dell’otturatore; poi si trasmette attraverso la fascia trasversale o il peritoneo, prende legame a livello del diaframma, segue la fascia endotoracica, arriva a livello della cintura scapolare dove prende legame, segue approssimativamente le catene esterne per poi arrivare alla base del cranio. Notiamo che le catene periferiche possono seguire anche le pleure per arrivare alla spalla o a livello del diaframma di Bourgerey e di lì rimontare sulla base del cranio come tutte le altre catene.

 

La catena centrale la facciamo iniziare dal diaframma, senza dimenticarci che sotto questo si trova tutto un sistema fasciale di sostegno degli organi e che questo sistema fasciale addominale è in connessione con il sistema fasciale pelvico.

A partire dal diaframma questa catena segue il pericardio, la fascia perifaringea, a livello dell’ “imbuto” toracico presenta una connessione con le fasce cervicali profonda e media e dunque una parte delle sollecitazioni potrà dirigersi verso i supporti ossei. prende in seguito legame con l’osso ioide, a questo livello ugualmente l’aponeurosi cervicale superficiale potrà prendere in carico una parte delle sollecitazioni, attraverso l’aponeurosi pterigo-temporo-mascellare e interpterigoidea arriva alla base del cranio, di lì eventualmente si prolunga a livello della dura madre intracranica tramite dei prolungamenti nervosi che la portano ad articolarsi con le fasce sopracitate.

 

La catena mista a partire dal perineo segue l’aponeurosi ombelico-prevescicale, si lega all’ombelico, a questo livello può essere presa in carico dalla fascia trasversale, segue il legamento rotondo del fegato e poi quello falciforme, si lega al diaframma, di là segue la catena fasciale periferica o centrale precedentemente descritta.

 



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