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TEST PALPATORI E DI MOBILITÀ



A- TEST PALPATORI

Il test di ascolto è del tutto passivo e si realizza con tutta la superficie della mano; il test palpatorio si svolgerà con i polpastrelli e implicherà una pressione più o meno accentuata a seconda della zona da raggiungere. Apriamo una parentesi prima di andare oltre: è necessario, prima di porre la mano su un paziente, osservare bene la zona da testare, perché l’osservazione è carica di insegnamenti molto utili (colore della pelle, stato della pelle, che può essere fine, spessa, infiltrata, con macchie, foruncoli, gonfiori). A livello della linea alba per esempio se noi constatiamo una deviazione laterale di questa con una curvatura di piccola ampiezza, ciò segnalerà un problema nel quadrante corrispondente alla deviazione. Ricordiamoci che attraverso i cilindri di Hine la pelle è il rivelatore di ciò che avviene in profondità. Il fine della palpazione è di mettere in evidenza tutte le modificazioni che possono essere intervenute in un tessuto. Queste modificazioni possono essere di più ordini: cambiamenti di struttura e zone dolorose.

Cambiamenti di struttura

Saranno constatati a livello della pelle e poi delle fasce sottstanti secondo un cronologia che va dalla superficie alla profondità

 

1. a livello della pelle

Una pelle normale deve essere regolare, elastica e morbida. In caso di modificazioni potrà apparire indurita, infiltrata ed edematosa. Quindi saranno constatati dei cambiamenti della sua elasticità con diminuzione o perdita di questa. In certi casi sarà impossibile formare pieghe cutanee e in altri si constaterà una durezza anomala dalla sparizione di queste pieghe e ciò si traduce in una alterazione dei legami trasversali.

 

2. a livello delle fasce sottogiacenti

Le fasce sottogiacenti al rivestimento cutaneo devono essere percepite come delle strutture flessibili dotate tuttavia di una certa durezza; questa è variabile a seconda delle zone consaiderate, e andando da zone facilmente depressibili, fascia anteriore del collo, a zone con resistenza maggiore, fasce di inserzione , legamenti e alcuni mèsi. In maniera generale una fascia funzionale può presentare o no delle ondulazioni ed è costituita da bande parallele orientate nello stesso senso. Durante una distorsione si modificano le sue proprietà visco-elastiche, facendo modificare la sensazioni palpatorie. La perdita di elasticità costituirà un fastidio alla palpazione che porterà la fascia ad essere tesa in modo anomalo e necessiterà una forza maggiore per penetrare in profondità. Le modificazioni delle fibre collagene metteranno in evidenza all’interno della fascia:

- delle bande fasciali ben individualizzabili molto più tese delle strutture circostanti che presentando a volte un bordo tagliente ben distinto orientato obliquamente o perpendicolarmente alla direzione generale delle fibre. Queste bande sono i rivelatori di sollecitazioni anomale e il loro tragitto si stabilisce in funzione della direzione delle sollecitazioni. Queste bande sono facilmente palpabili e appaiono chiaramente alla dissezione sotto forma di fasci più densi e di aspetto più madreperlaceo.

- delle bande fasciali più tese e attorcigliate sul loro asse longitudinale costituite in modo da seguire l’asse generale della fascia e spesso di una lunghezza maggiore rispetto alle bande oblique o trasversali.

- Alcune fasce, come la fascia lata, hanno un aspetto ondulato; durante delle tensioni importanti queste ondulazioni hanno la tendenza a aumentare prendendo l’aspetto di una lamiera ondulata come se fossero state riaccorciate a mo’ di una grinza di tenda.

- In altre circostanze si percepirà all’interno di una banda fasciale o in una fascia normale delle granulazioni molto spesso ovalari a grandezza di un grano di riso, di caffè o di un nocciolo di oliva. Possono essere anche arrotondate come un granello di sabbia o di sale grosso. Le granulazioni ovali saranno maggiormente riscontrate a livello delle membrane che separano i differenti muscoli, le altre possono risiedere non importa dove. La loro consistenza potrà essere molto dura, vicino alla consistenza del tessuto osseo.

- Infine si potranno palpare zone molto indurite o calcificate. Queste percorreranno un tragitto da qualche millimetro a 1 o 2 centimetri. Si incontreranno particolarmente a livello della spalla, del gomito, dei legamenti vertebrali profondi, del grande legamento plantare. Queste zone hanno la consistenza dell’osso; infatti assistiamo a questo livello alla trasformazione da tessuto molle a tessuto osseo. Per far fronte a sollecitazioni troppo grandi le fasce, i legamenti, i muscoli si calcificano. Questo fenomeno di trasformazione da tessuto molle a osso è stato studiato dall’équipe di Reddi che ha concluso che è possibile la trasformazione da muscolo a osso grazie all’osteogenina. Come vedremo oltre questo fenomeno fortunatamente non è sempre irreversibile.

Il dolore

Si dice che il dolore è bugiardo e se lo consideriamo con circospezione vediamo la variabilità che può presentare da un soggetto all’altro o eventualmente il fatto che può nascondere un problema più profondo; il dolore può tuttavia essere un buon alleato se lo si considera con le precauzioni d’uso. Una fascia, normalmente, non è dolorosa a una pressione normale; in caso di leione la sua sensibilità è nettamente aumentata e questa diviene molto dolorosa a livello delle bande o dei punti nodulari e appena tollerabile a una palpazione leggera nelle zone di calcificazione o in certi legamenti. Il dolore è legato alla liberazione di prostaglandine. L’aspirina e gli antidolorifici bloccano la sintesi di prostaglandina e impediscono dunque la produzione di questa sostanza critica che segnala il danno tessutale. Per quanto riguarda la pelle essa può essere sede di dolori molto vivi scatenati da un semplice sfioramento. In seguito ad un trattamento appropriato si nota una diminuzione o una scomparsa dei punti dolorosi. Questo ha un’altro vantaggio, ed è quello di fare sentire al paziente l’effetto benefico del trattamento e ciò non farà altro che rassicurarlo del resto non vi cosulta perché ‘ha male là’. Insistiamo ancora sul fatto che il dolore non è che la parte emersa di un iceberg e questo è parte integrante di più fattori che costituiscono la lesione osteopatica.

B- TEST DI MOBILITA’

I test di mobilità seguono naturalmente i test palpatori e vi sono collegati.

Scopo del test

Il fine è quello di mettere in evidenza una perturbazione della motilità sia che questa sia a livello della pelle, di un legamento, di un viscere o di un’articolazione. Ha per fine confermare il test di ascolto. Il test di mobilità può applicarsi a qualsiasi distretto corporeo e richiede una ottima conoscenza dell’anatomia. Più sarà precisa la nostra conoscenza anatomica palpatoria, più sarà fine il test di mobilità e efficace il trattamento che ne deriverà. Il test di mobilità si farà seguendo due modalità: a grande leva o segmentario.



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