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PRESSIONE TIPO MASSAGGIO (fig. 118)
Si applica soprattutto a una zona puntiforme o di estensione limitata: punto di inserzione di una fascia, zona modulare… Dopo aver identificato esattamente la zona da trattare, occorre applicare una pressione più o meno accentuata (in genere con il pollice) sercitando, nello stesso tempo, uno stiramento e una rotazione del pollice come se si volesse effettuare un massaggio. La pressione dovrà essere progressiva e non brusca, occorre aspettare che le fasce ci diano libero accesso. Per una efficacia ottimale, malgrado il dolore possibile e la pressione, occorrerà seguire il movimento delle fasce che progressivamente ci porteranno al punto massimo. Mantenere la pressione per qualche secondo e poi iniziare di nuovo la manovra lasciandoci sempre guidare dalle fasce. Spesso è sufficiente per avere un notevole miglioramento una ripetizione di 4 o 5 volte. Questa ripetizione è valida anche per le altre tecniche (salvo quella strutturale) quindi noi consideriamo questo come acquisito. Si sospende poi la tecnica per ritornarci ulteriormente se necessario. Lo scopo di questa tecnica è di reprimere per quanto si può l’indurimento. Occorre immaginarsi di avere fra le dita un corpo friabile che va ridotto progressivamente in polvere. La fascia si trova in uno stato di siderazione, la pressione tipo masaggio toglie progressivamente questa siderazione. La fascia ritrova la sua motilità e la sua mobilità e molto rapidamente la zona indurita, che ci sembrava una calcificazione, sparisce.
STIRAMENTO (FIG. 119) Si applica su una banda fasciale o su una porzione di fascia di qualche centimetro. In casi di banda fasciale abbiamo segnalato che questa può essere molto tesa e presentare talvolta un bordo tagliente.
Se abbiamo a che fare con una porzione di fascia (in generale si tratterà di una regione profonda o di un piano di separazione di due fasce)
Occorre sempre tenere conto dei movimenti delle fasce e questo è valido per ciascuna tecnica che vedremo più avanti (fig. 120). Se la tensione è superficiale tipo una cordicella sarà sufficiente una trazione perpendicolare alle fibre. Anche qui si tratterà di togliere lo spasmo alla fascia, sopprimere la sua congestione, e da qui la sua tensione e irritazione. Occorre immaginarsi di avere tra le mani un impasto spesso che si vuole ridurre a un piccola pellicola facilmente mobilizzabile tra le dita.
Si esercita sia su una zona arrotondata di grossa misura e fissata in profondità al periostio, sia su una zona di grande lunghezza per esempio la fascia tibiale, sia su una zona di grande lunghezza come una fascia di separazione. - su una zona estesa (fig. 121) Far scivolare il dito lungo la fascia esercitando una pressione moderata. Si possono incontrare numerose situazioni:
- su una fascia di separazione
- su una zona arrotondata Si incontra particolarmente nei distretti dove la fascia è direttamente in contatto con il periostio. Si tratta di una zona rotonda, edematosa, sopraelevata e con un punto di fissazione al periostio nel suo centro (fig. 122 e 122 bis). Occorre fare una pressione su tutta il contorno della zona dirigendosi verso il centro; si prende poi contatto con il punto di fissazione e mentre si eserciterà una pressione molto marcata si stirerà in tutti i sensi. Lo scopo di questa tecnica è lo stesso degli altri casi. Per facilitare il trattamento si può immaginare di avere un cubetto di ghiaccio fra le dita da far sciogliere progressivamente. È sempre la ricerca della fluidità. - legamenti Rappresentano una categoria a parte per la loro funzione e le modalità di trattamento. Occorre prendere contatto con il pollice in generale ed esercitare poi una pressione perpendicolare allle sue fibre. Quando questo diventa possibile occorre prendere un secondo punto di contatto con l’aiuto del palmo dell’altra mano, con la sua inserzione più accessibile al fine di costituire una coppia con le due mani (una mano esercita una pressione stiramento e l’altra una pressione stiramento variando leggermente la sua posizione per lavorare in ogni piano). Se ne abbiamo la possibilità, dopo aver preso contatto con il legamento, si mobilizza il corpo attorno al legamento per permettere il suo rilasciamento. Vedremo tutto ciò nella tecnica del legamento ileo-lombare. Nel caso di lesione alcuni legamenti diventano molto tesi e alla palpazione. sembrano completamente induriti Occorre quindi ridare loro una certa elasticità.
- strutturale Le tecniche strutturali restano il trattamento per eccellenza delle fasce soprattutto delle fasce corte e profonde difficilmente accessibili alla palpazione. Una lesione strutturale nella maggior parte dei casi è prima di tuttto una lesione fasciale. Allo stesso modo una disfunzione somatica non può essere mantenuta che dai tessutoi molli circostanti. Questi tessuti si modificano, si fibrotizzano e fissano maggiormente la lesione con la comparsa di fenomeni degenerativi a lungo termine. È evidente che quando abbiamo a che fare con una lesione vertebrale è dificile avere accesso alle fasce profonde e ai loro prolungamenti: i numerosi legamenti periarticolari. Inoltre, se la lesione è vecchia, questi saranno in uno stato di tensione massima, spesso prossima alla calcificazione. La tecnica strutturale in questi casi è la più adatta e certamente la più efficace. Si tratta di realizzare uno stiramento rapido dei tessuti, cosa che permetterà di sopprimere lo spasmo di cui questi sono vittime e di creare un rilasciamento che renderà la libertà all’articolazione. Tutte le lesioni strutturali non sono unicamente mantenute da un processo fasciale. L’articolazione tibio-carsica, le metacarpo-falangee, le interfalangee in particolare sembrano procedere in altro modo. È certo che la loro lesione si associa ad un fenomeno tissutale ma la liberazione di questo non corregge sempre la lesione. In effetti a livello delle articolazioni si aggiunge un fenomeno di vuoto articolare che unisce le parti dell’articolazione le une contro le altre a mo’ di ventosa. Tutto questo fa sì che se noi non decoattiamo l’articolazione e ricreiamo una certa pressione al suo interno questa non ritornerà funzionale. LE TECNICHE SPECIFICHE
A- L’ARTO INFERIORE
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