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B) Lavoro globale delle fasce superiori (fig 148)



Il soggetto è in decubito supino e il terapista, posto dietro di lui, prende l’occipite del paziente nelle sue mani a V aperta, con i pollici in direzioni delle temporo-mandibolari. Si esegue una leggera trazione e nello stesso tempo si riaggiusta la flessione dell’occipite sull’atlante. A partire da qua si possono controllare tutte le fasce posteriori e laterali. In funzione delle tensioni si riaggiusterà tutto il segmento superiore attraverso dei micromovimenti di flessione, estensione, lateroflessione e rotazione, e in seguito si attende il rilasciamento progressivo dei tessuti. È evidente che se esite una forte perturbazione a distanza occorrerà andare lì per regolarla; più il trattamento è preciso e specifico, più è efficace. Questa tecnica è molto utile quando la tensione è globale o per affinare la correzione dopo un trattamento specifico. Con una certa abitudine si può discendere molto in basso per completare un trattamento, ma è illusorio voler trattare tutto attraverso la leva superiore.

H- L’ASSE DUROMADRICO VERTEBRALE (FIG. 149)

La distinzione fra questa tecnica e la precedente è molto sottile.

Il soggetto è in decubito supino e il terapista, alla testa del paziente, posiziona le sue mani nel prolungamento l’una dell’altra lungo la linea curva occipitale. Si riaggiusta in seguito la flessione estensione occipito-atlante per essere bene nell’asse duro-madrico. Si introduce una minima trazione più intenzionale che reale e si discende progressivamente lungo la colonna. Quando appare un punto di fissazione ci si arresta su questo punto e si aggiusta eventualmente la lateroflessione rotazione; si attende il rilasciamento accentuando leggermente la tensione poi rilasciandola per riprenderla in seguito fino a che non si sente una certa libertà.-è tutto così evidente che, nelle fissazioni importanti, occorrerà dapprima passare attraverso una tecnica strutturale e non sperare in un rilasciamento che rischierebbe di farsi attendere troppo a lungo. Al contrario nelle tensioni minori o per completare un trattamento strutturale questa tecnica risulta efficace e perfettamente adatta.

LAVORO FASCIALE GLOBALE

Abbiamo descritto nell’insieme delle tecniche segmentali ma il lavoro fasciale può avvenire anche in modo globale sia procedendo mano a mano sia tutto insieme su una lunga distanza, seguendo le possibilità del terapista (fig. 150). Per esempio a livello dell’arto inferiore il soggetto è in decubito supino. Il terapista pone una mano sulla faccia dorsale del piede e l’altra a metà tibia; tra le due mani si stabilisce un movimento di ascolto induzione, che armonizza l’arto inferiore in tutti i piani dello spazio. Si procederà via via fino alla radice dell’arto; poi una mano a livello del piede e l’altra alla radice dell’arto, si riarmonizzerà l’arto inferiore nel suo insieme. Avremmo potuto iniziare tutto insieme da quest’ultima tappa.

A partire dalla radice dell’arto si può risalire via via fino al livello del cranio, per controllare finalmente, con una grande esperienza, le disfunzioni fasciali che partono dall’inizio delle fasce: il cranio. Ancora una volta questo riguarda le tensioni globali senza fissazione specifica. Bisogna riconoscere che voler controlare tutto a partire da un solo punto è molto difficile e che può essere più semplice andare dove ci chiama la tensione.

I- RIEQUILIBRIO ANTERO-POSTERIORE (FIG. 151)

Consiste nel rimettere in fase i movimenti fasciali della parte posteriore del corpo con quelli della parte anteriore.

Il soggetto è in decubito supino e il terapista, alla testa del soggetto, prende l’occipite nella sua mano sinistra a culla. La mano destra si pone sullo sterno. Si induce una leggera trazione della mano sinistra per controllare le fasce posteriori; la mano destra controla le fasce anteriori e percorre l’asse centrale del torace fino alla regione epigastrica. Tramite acolto induzione si armonizzano i movimenti percepiti dalle due mani fino a una libertà totale; le due mani devono essere in perfetta sincronia.

J- LO STRESS

Numerose persone sono in uno stato di stress permanente e questo imprime sulle loro fasce perturbando la motilità e creando delle tensioni, un po’ come se ci infiliamo una tuta troppo stretta; questo modifica il loro umore. Non esiste una ricetta per questa situazione, il trattamento è diverso per ciascun individuo. Tuttavia in un certo modo possiamo aiutare favorevolmente alcune persone soprattutto se questo trattamento interviene rapidamente.

Il soggetto è in decubito supino e il terapista si pone lateralmente a lui. Pone una mano a piatto sulla regione epigastrica. Spesso si sente sotto le nostre mani una zona tesa, dura come se tutto facesse blocco e con dei battiti aortici nettamente esagerati. Progressivamente i tessuti si mettono in movimento e si rilassano. Occorre essere del tutto passivi e non forzare la barriera di resistenza. L’ideale sarebbe che la mano potesse affondare liberamente in un addome del tutto elastico. Non ci scordiamo che abbiamo sotto le nostre mani il plesso solare e in caso di disfunzione può perturbare tutta la fisiologia della sfera sottomesocolica. In seguito trattare il diaframma e poi si passa allo sterno. Non ci scordiamo che a questo livello abbiamo in proiezione il plesso cardio-polmonare, con tutte le conseguenze della sua disfunzione. In seguito si passa al cranio del paziente. Si fa poi un riequilibrio antero-posteriore e si finisce attraverso un lavoro globale delle fasce. Questo trattamento non è esclusivo, può essere soggetto a numerose variazioni, in funzione del soggetto trattato; ha il merito tuttavia di portare un certo benessere che avviene in modo durevole se il trattamento interviene rapidamente.

 



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