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Il legamento vertebrale comune anteriore (fig 133)



Il soggetto è in decubito supino con le gambe piegate e i piedi che poggiano sulla tavola. Il terapista si posiziona lateralmenete e deprime progressivamente con le dita delle due mani la linea alba, per entrare in contatto con il legamento. In seguito ad una pressione leggera si realizza uo stiramento longitudinale allontanando le due mani, in seguito si esegue uno stiramento trasversale. Questa tecnica va eseguita con dolcezza ed è da evitare se si vede che la sua ralizzazione è difficile. Spesso è una tecnica utile in caso di lombalgia cronica e sciatica. Ricordiamoci che bisogna stare attenti a non oltrepassare la biforcazione aortica.

- I visceri

Non abbiamo l’intenzione di spiegare tutte le tecniche viscerali, cosa fatta in maniera eccelente da altri autori; vogliamo soltanto sottolineare che le tecniche fasciali si applicano anche ai visceri, infatti il viscerale avviene esclusivamente con tecniche fasciali. In questa regione noi alterniamo l’ascolto induzione al trattamento diretto. In modo generale è preferibile iniziare attraverso l’ascolto induzione seguito da un trattamento diretto e se necessario far seguire questo da un ascolto induzione. Se c’è una regione dove la progressione attraverso le fasce deve farsi dolcemente, questa è l’addome; occorrerà sempre aspettare che le fasce ci permettano la penetrazione e in nessun caso volere a tutti i costi superare una barriera di resistenza. In modo generale l’ascolto induzione avviene lasciando scivolare la mano verso il punto di fissazione, mantenere in seguito una certa pressione, infine se necessario aumentare leggermente la pressione della mano eseguendo così uno stiramento. Si ritorna poi alla posizione iniziale ripetendo la manovra. Se esiste un asse di tensione o di movimento preferenziale occorre vedere che il riequilibrio avviene secondo i tre piani dello spazio e se si privilegia un piano occorre riaggiustarlo sempre in rapporto agli altri altrimenti la tecnica sarà inefficace. La progressione deve avvenire seguendo i movimenti delle fasce. Sarà sufficiente seguirle e in seguito dar loro una leggera sollecitazione. Le tecniche di ascolto induzione possono essere insufficienti e avere bisogno dell’utilizzo di tecniche dirette. Il loro principio sarà lo stesso che per le altre fasce, ma con una maggiore prudenza. Si tratta di penetrare profondamente nell’addome e questo può essere fatto soltanto con il consenso delle fasce. Occorrerà aspettare il tempo necessario perché ci sia data la possibilità di passare e seguire sempre il movimento fasciale evitando di volerlo oltrepassare. Queste stesse tecniche consisteranno in stiramenti, pressioni, rotazioni, inibizioni; le bande fasciali sono costituite soprattutto dal mesentere, le fasce di Toldt o di Treitz o le ‘tubature’ in caso di fissazione. I punti nodulari saranno particolarmente incontrati a livello degli sfinteri: piloro, Oddie, valvola ileo-cecale.

 

IL DIAFRAMMA

Legame fasciale e fascia lui stesso, abbiamo visto tutta l’importanza di questa struttura nella fisiologia umana. Occorre dunque sorvegliare che il suo movimento sia libero da tutte le forzature.

- tecnica globale (fig. 134)

Il soggetto è in decubito supino con gli arti inferiori piegati e i piedi appoggiati sulla tavola. Il terapista si posiziona lateralmente guardando cefalicamente. Con le mani leggermente aperte prende maggior contatto possibile con le basse coste e i pollici diretti verso l’appendice xifoide. Accompagna con le mani i movimenti toracici; la tecnica consiste nel riarmonizzare un emitorace in rapporto all’altro, poi il torace nel suo insieme, in modo da avere un movimento armonioso in tutti i piani dello spazio.

- tecnica muscolare (fig. 135)

nella stessa posizione di prima si pongono le due mani sotto un emitorace con i pollici che penetrano sotto la griglia costale in contatto con l’inserzione muscolare. Si fa penetrare progressivamente i pollici il più cefalicamente possibile. Si correggono attraverso uno stiramento , presione, inibizione, tutte le fissazioni incontrate, portando i pollici in direzioni opposte, per poi passare all’emitorace controlaterale. È preferibile far seguire questa tecnica da un trattamento di riarmonizzazione globale. I pilastri del diaframma non sono acessibili direttamente, la tecnica strutturale quindi sarà la più indicata a questo livello. Occorre guardare nella seconda tecnica a non scatenare dolore, perché questo sarebbe seguito immediatamente da uno spasmo riflesso e dall’espulsione delle dita.

- Lo sterno

Siamo di nuovo in una zona dove la fascia è direttamente in contatto con l’osso. Nel piano profondo si aggiunge il pericardio, e abbiamo segnalato che è una zona particolarmente sensibile allo stress e ciò implica che saranno frequentemente riscontrate distorsioni fasciali.

- L’induzione (fig. 136)

Il soggetto è in decubito supino e il terapista si pone lateralmente o dietro la testa del paziente. Si pone una mano sullo sterno cercando di prendere il più contatto possibile a mo’ di ventosa. Incontreremo a questo livello dei movimenti di torsione, inclinazione, attrazione posteriore, contrazione assiale dello sterno, o la combinazione di alcuni di questi. Il principio generale di trattamento resta lo stesso che dalle altre parti; a partire da un asse privilegiato si raiarmonizza lo sterno in tutti i suoi parametri, affinchè esso fluttui in tutta libertà.

- Tecnica diretta

Il soggetto è nella stessa posizione del precedente e si esegue una pressione scivolamento lungo lo sterno, nella sua parte mediana, lungo i suoi bordi laterali. Le bande fasciali e le zone nodulari si trovano frequentemente a questo livello, le prime si situano maggiormente nella parte centrale e le seconde lateralmente alla punta dello sterno. La tecnica è paragonabile a quella già descritta in funzione della distorsione incontrata. Sarà utile far seguire la seconda tecnica da un ascolto induzione. Spesso saremo in presenza di un dolore molto forte. Occorrerà dosare correttamente la pressione, altrimenti il paziente potrà risentire per qualche giorno un dolore persistente, tipo puntura o bruciatura. Questo può essere un male minore se cessa nel giro di qualche giorno, tuttavia se la pressione è stata troppo forte, il dolore può durare più settimane e diventare veramente fastidioso per il paziente, se non angosciante. Il lavoro sullo sterno può migliorare notevolmente le palpitazioni, le tachicardie, lo stress e le ansie.

E- L’ARTO SUPERIORE

L’arto superiore è sempre sollecitato. Lo abbiamo posto come un caso a parte in funzione della sua morfologia, del funzionamento delle sue fasce, ma anche delle sue risposte. Tenuto conto della sua attività permanente l’arto superiore presenta meno problemi delle altre parti del corpo, eccetto che alla sua radice, che al contrario, sembra accumulare problemi. Risponde molto difficilmente alle tecniche di ascolto induzione, ma molto positivamente alle tecniche dirette.

a) a livello dell’avambraccio (fig. 137)

Il soggetto è in decubito supino, si fa una pressione scivolamento sulla faccia anteriore o posteriore dell’avambraccio, risalendo fino al gomito. In modo generale questo scivolamento ci riporta verso l’epitroclea o l’epicondilo, seguendo dunque due assi preferenziali, il più spesso sede di lesioni soprattutto all’esterno. Per ciò che riguarda la parte mediana la pressione dovrà essere più accentuata. In caso di forte tensione, questa sarà fermata nella parte inferiore dal quadrato dei pronatori e nella parte superiore attraverso i muscoli a direzione obliqua, prendendo l’aspetto talvolta di una pallina ipertrofica e molto dolorosa. Le bande fasciali sono meno frequentemente incontrate a questo livello. Avremo piuttosto a che fare con delle tensioni dei piani di separazione, sotto forma di una corda dritta o attorcigliata. I punti nodulari sono frequenti e scatenano un dolore molto vivo. La regione più sollecitata si situa lungo i bordi del supinatore lungo e particolarmente sul suo bordo antero- interno. Durante la progressione si metteranno in evidenza delle fibre tese nel senso longitudinale e queste dovranno essere stirate in maniera perpendicolare, invece in profondità delle zone arrotondate da trattare attraverso una levigazione rotazione e inibizione. Le tecniche a livello dell’avambraccio sono molto spesso sensibili. In certi casi necessitano anche dell’impiego di una certa forza dolorosa per essere rapidamente efficaci; occorrerà dunque avvertire il paziente e avere il suo consenso, acquisito questo i risultati possono essere più che soddisfacenti. Queste tecniche applicate a livello dell’avambraccio possono rivelarsi perticolarmente efficaci per i problemi dei crampi alle mani, dell’irrigidimento mattutino delle dita, dei dolori alla mobilizzazione, della rizoartrosi, dei problemi del canale carpico e beninteso di tutti i fenomeni di irritazioni e tendiniti a livello dell’avambraccio e soprattutto del gomito; i problemi alla spalla possono, a volte, essere alleviati attraverso un trattamento fasciale dell’avambraccio. È sufficiente seguire la catena fasciale.

 

 

b) a livello del gomito (fig. 138)

Punto di cambio della catena fasciale antero-esterna e postero-esterna dell’avambraccio e la catena esterna del braccio, il gomito è una zona di ipersollecitazione fasciale che si traduce spesso in una tendinite esterna. L’epitrocleite è una eventualità più rara. Siamo spesso di fronte a delle epicondiliti che rispondono positivamente al trattamento fasciale.

Il soggetto è in decubito supino. Occorrerà trattare la catena fasciale dell’avambraccio dall’avanti all’indietro. Nella maggior parte di casi questa catena è in rapporto con il bordo antero-interno del supinatore lungo. Arriveremo in seguito all’epicondilo dove incontreremo delle bande fasciali, delle zone nodulari di inserzione che possono anche calcificare.

Occorre esercitare una pressione inibizione ferma sul punto trafittivo, accompagnata, se necessario, da uno stiramento delle fibre. Il successo del trattamento sembra proporzionale all’intensità della pressione. Sarà quindi molto doloroso e per questo dovrà essere breve. In generale il miglioramento funzionale è immediato. Come sempre, la difficoltà consisterà nel dosare la soglia di pressione; al di là di una certa soglia questa tecnica è inutile e talvolta può aggravare i sintomi. Infatti ciò dipende enormemente dall’origine della tendinite, alcune delle quali non tollerano una pressione dolorosa. È un interrogatorio minuzioso e l’esperienza che ci indicano con cosa abbiamo a che fare. È necessario prolungare il lavoro sul gomito attraverso un trattamento della catena esterna del braccio.

Il braccio(fig 139)

Nel braccio i problemi si collocano sulla catena esterna, ne abbiamo spiegato le ragioni.

Il soggetto è in decubito supino, si esercita una pressione scivolamento dal gomito fino alla V deltoidea. Troveremo a questo livello delle bande fasciali longitudinali con, a volte, una zona arrotondata e infiltrata, che si trattarà attraverso una levigazione rotazione. La V deltoidea è spesso sede di una ipertrofia che verrà trattata da una pressione inibizione e stiramenti trasversali. A partire da qui il percorso proseguirà in avanti, in dietro e in mezzo al deltoide seguendo l’asse di tensione.

 

c) a livello della spalla (fig. 140)

Articolazione fasciale per eccellenza, punto di convergenza di tutte le aponeurosi, le sollecitazioni a livello scapolare sono numerose e il suo trattamento resta molto delicato e richiede una investigazione molto ampia.

Dal punto di vista locale il trattamento fasciale può avere una grande utilità. Il soggetto è in posizione seduta (abbiamo bisogno del peso per una maggior efficacia). Il terapista si pone dietro il paziente e si appoggia contro il suo dorso. Si esegue una pressione scivolamento lungo il piano di divisione del deltoide in direzione della V deltoidea. Incontreremo spesso delle bande fasciali profonde che tratteremo attraverso pressione inibizione e stiramento trasversale. Tratteremo in seguito la regione della scapola seguendo le modalità annunciate in precedenza. È utile andare a verificare il punto di inizio superiore della catena brachiale interna introducendo il pollice nel cavo ascellare. La catena fasciale dell’arto superiore non dovrà essere trascurata, ma in qusto caso è necessario mettere il paziente in decubito supino. Il trattamento delle fasce della spalla è, come tutti gli altri, doloroso ma se c’è una zona in cui bisogna saper dosare il dolore è proprio questa. Una pressione troppo forte si traforma velocemente in una ipereazione con aggravamento dei sintomi. La doccia bicipitale richiede tutta la nostra attenzione; sede di irritazione molto dolorosa non tollera una pressione troppo accentuata.

 

F- IL COLLO



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